Di solito, nelle piovose Domeniche invernali, mi piace
accoccolarmi sul divano con la classica copertina alla Linus e vedere per la
milionesima volta un film di Hitchcock. Quando sono fortunata trovo pure le
repliche della serie “Alfred Hitchcock presenta” in televisione, sul canale
“Giallo”!
Anche oggi, con l’avvento di temperature tipicamente autunnali,
ho approfittato delle avverse condizioni meteorologiche per uno dei miei
pomeriggi con Alfred, stavolta però il film non era suo ma su di lui. Sto
parlando infatti della chiacchieratissima pellicola biografica di Sacha Gervasi
con protagonista Anthony Hopkins, il quale è stato truccato magistralmente per
somigliare il più possibile al grande regista e il risultato è a dir poco
stupefacente. Non solo estetica però: l’attore ha infatti abilmente riprodotto l’espressione
apatica e il modo di parlare tipici di
Hitchcock. A tal proposito comunque, una nota di merito va anche al doppiatore
italiano di Hopkins, l’incredibile (e irriconoscibile!) Gigi Proietti, il quale
ancora una volta riconferma il suo essere un artista a tutto tondo.
Ad ogni modo, il film di Gervasi è molto più di un semplice
gioco di somiglianze: fin dalle prime scene, il mito “Hitchcock” viene
estremamente umanizzato attraverso quadretti di vita quotidiana e familiare il
cui fulcro è senza dubbio costituito dal personaggio di Alma Reville, moglie
del regista. Quest’ultima, interpretata dalla splendida Helen Mirren, diede un
supporto costante al marito sia sul piano affettivo che su quello pratico, in
qualità di sceneggiatrice e assistente alla regia. Ella fu in pratica la
classica grande donna che si cela dietro un grande uomo ed Hitchcock ne era
pienamente consapevole, al punto di sfiorare la paranoia quando cominciò a
sospettare che Alma lo tradisse con lo sceneggiatore Whitfield Cook.
Altro punto di forza del film è sicuramente il fatto che non
ha la pretesa di mettere in scena tutta la vita del celebre regista come nei
classici biopic, ma si concentra solo su un determinato periodo: genesi e
realizzazione di “Psycho”. Veniamo così a conoscenza delle difficoltà
incontrate dalla pellicola prima di venire alla luce e diventare un grande
successo, avversità dovute per lo più alla censura visto l’argomento non
proprio family friendly! La parte più simpatica è quella che mostra l’espediente
col quale venne pubblicizzato il film, appositamente distribuito in sole due
sale per creare un’aura di attesa e mistero.
Gervasi firma quindi un prodotto di ottima qualità e riesce
bene nell’intento di dipingere la personalità di Hitchcock in tutte le sue
sfaccettature, da quella più nascosta e fragile abitata da affetti e paure, a
quella più evidente e incline allo humor nero. Viene infatti mostrato nel film
come il regista si divertisse a comparire improvvisamente alle spalle dei
collaboratori e a spaventare le attrici sul set con macabri scherzetti. Inoltre
il film si rende ancora più apprezzabile poiché cita il suo protagonista anche
sul piano tecnico, prediligendo l’uso di inquadrature tipicamente hitchcockiane
giocate sul continuo cambio di punto di vista per alimentare la suspense.
Raccomandato a tutti, fan e non del maestro del brivido!
…Ma esiste davvero chi non ama Hitchcock?
A me è piaciuto molto! La scena finale con la moglie è tenerissima!
RispondiEliminaE' vero! Un Hitchcock inaspettatamente tenero!
Eliminanon ai livelli dei film del maestro, però sicuramente apprezzabile
RispondiEliminaIl Maestro è sempre il Maestro! :)
EliminaIn termini di voto un bel 7 :)
RispondiEliminaDicisamente meritato!
EliminaNon l'ho visto, ma sono troppo curiosa!!
RispondiEliminaRecuperalo! Vale la pena! ;)
EliminaDevo ancora recuperarlo ma, visto l'argomento e gli attori, immagino ne sarò entusiasta!
RispondiEliminaSi, penso anch'io che ti piacerà! ;)
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