domenica 15 settembre 2013

Hitchcock - Non è un altro noioso biopic


Di solito, nelle piovose Domeniche invernali, mi piace accoccolarmi sul divano con la classica copertina alla Linus e vedere per la milionesima volta un film di Hitchcock. Quando sono fortunata trovo pure le repliche della serie “Alfred Hitchcock presenta” in televisione, sul canale “Giallo”!


Anche oggi, con l’avvento di temperature tipicamente autunnali, ho approfittato delle avverse condizioni meteorologiche per uno dei miei pomeriggi con Alfred, stavolta però il film non era suo ma su di lui. Sto parlando infatti della chiacchieratissima pellicola biografica di Sacha Gervasi con protagonista Anthony Hopkins, il quale è stato truccato magistralmente per somigliare il più possibile al grande regista e il risultato è a dir poco stupefacente. Non solo estetica però: l’attore ha infatti abilmente riprodotto l’espressione  apatica e il modo di parlare tipici di Hitchcock. A tal proposito comunque, una nota di merito va anche al doppiatore italiano di Hopkins, l’incredibile (e irriconoscibile!) Gigi Proietti, il quale ancora una volta riconferma il suo essere un artista a tutto tondo.





Ad ogni modo, il film di Gervasi è molto più di un semplice gioco di somiglianze: fin dalle prime scene, il mito “Hitchcock” viene estremamente umanizzato attraverso quadretti di vita quotidiana e familiare il cui fulcro è senza dubbio costituito dal personaggio di Alma Reville, moglie del regista. Quest’ultima, interpretata dalla splendida Helen Mirren, diede un supporto costante al marito sia sul piano affettivo che su quello pratico, in qualità di sceneggiatrice e assistente alla regia. Ella fu in pratica la classica grande donna che si cela dietro un grande uomo ed Hitchcock ne era pienamente consapevole, al punto di sfiorare la paranoia quando cominciò a sospettare che Alma lo tradisse con lo sceneggiatore Whitfield Cook.






Altro punto di forza del film è sicuramente il fatto che non ha la pretesa di mettere in scena tutta la vita del celebre regista come nei classici biopic, ma si concentra solo su un determinato periodo: genesi e realizzazione di “Psycho”. Veniamo così a conoscenza delle difficoltà incontrate dalla pellicola prima di venire alla luce e diventare un grande successo, avversità dovute per lo più alla censura visto l’argomento non proprio family friendly! La parte più simpatica è quella che mostra l’espediente col quale venne pubblicizzato il film, appositamente distribuito in sole due sale per creare un’aura di attesa e mistero.
Gervasi firma quindi un prodotto di ottima qualità e riesce bene nell’intento di dipingere la personalità di Hitchcock in tutte le sue sfaccettature, da quella più nascosta e fragile abitata da affetti e paure, a quella più evidente e incline allo humor nero. Viene infatti mostrato nel film come il regista si divertisse a comparire improvvisamente alle spalle dei collaboratori e a spaventare le attrici sul set con macabri scherzetti. Inoltre il film si rende ancora più apprezzabile poiché cita il suo protagonista anche sul piano tecnico, prediligendo l’uso di inquadrature tipicamente hitchcockiane giocate sul continuo cambio di punto di vista per alimentare la suspense.  






Raccomandato a tutti, fan e non del maestro del brivido!
…Ma esiste davvero chi non ama Hitchcock? 






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