“Juliette ha un piccolo segreto”: è una specie di maga e usa
cioccolatini come pozioni. Una maga buona però, capace di portare la dolcezza
anche nelle vite più amare.
Ogni volta che porta a termine la sua missione cioccolatosa
in un posto (ovvero quando ha finito di trasformare tutti gli abitanti di quel
paese nei nuovi concorrenti di “Obesi, un anno per rinascere”) si sposta assieme alla figlioletta Anouk, la quale, pur
avendo apparentemente l’infanzia che ogni bambino desidera crescendo in una
cioccolateria, non sembra affatto contenta di dover cambiare città in
continuazione, per giunta travestita da Cappuccetto rosso.
Così, dopo tanto girovagare, Juliette alias Vianne finisce
in un paesino di nome Lansquenet e qui dovrà scontrarsi con la mentalità ottusa
e moralista di una comunità guidata da un sindaco inflessibilmente bigotto.
Riuscirà la nostra eroina a sciogliere anche i cuori più duri a colpi di
praline?
Non svelo il finale, ma tanto sono sicura che non ci sia persona
al mondo che non abbia visto “Chocolat” almeno due volte. Perché questo è uno
di quei film sempre piacevoli da rivedere, una commedia sentimentale la cui
componente francese (mi riferisco allo stile de alcune inquadrature, non solo
all’ambientazione) gli conferisce quell’eleganza da classico intramontabile.
E poi non si può negare che gli ingredienti del successo li
ha tutti: voyeurismo alimentare, storia d’amore travagliata, argomenti di
critica sociale e attori di un certo livello. Depp, oltre alla sua solita
bravura, qui è all’apice della sua sensualità nei panni del gitano musicista;
la Binoche è molto aggraziata e fascinosa nella mise anni Cinquanta e Judi
Dench è una perfetta bisbetica domata.
Una nota di merito va anche a Rachel Portman, l’artefice di
una colonna sonora che non si dimentica, grazie all’inserimento, tra gli altri,
di alcuni celebri brani del supremo Django Reinhardt.
Il film dunque, come era prevedibile, è diventato in breve
tempo un cult, tanto che oggi quando si nomina “Chocolat” si pensa subito alla
versione cinematografica, piuttosto che al libro da cui questa fu tratta. Io
per prima devo ammettere che non sapevo che il soggetto fosse tratto dall’omonimo
romanzo di Joanne Harris fino a che io e Laura (La biblioteca di Eliza) non lo abbiamo selezionato
per la nostra rubrica mensile. Il libro sarà anche questa volta migliore oppure
no? Scopritelo cliccando il link al blog “La biblioteca di Eliza” qui sopra!
Dal canto mio posso solo ripromettermi di recuperare questo
romanzo e consigliarvi ancora il film, che in fondo ha un’ unica pecca: quella
di aver procurato un contratto da testimonial della Ferrero Rocher alla Binoche,
il cui spot ci ha perseguitato per anni a suon di “Juliette ha un piccolo segreto”!
Urca! Mi ero dimenticata dello spot Ferrero...^^
RispondiEliminaChe tormentone! XD
Eliminafilm delizioso :)
RispondiEliminaBellissimo film, sono curiosa del libro! ;)
RispondiEliminagran film!
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