Lo scorso mercoledì , a differenza del solito, la tv in
chiaro offriva non uno, ma ben due film degni di essere visti: “Il discorso del
re”su Canale 5 e “Parnassus-L’uomo che voleva ingannare il diavolo” su Mtv.
Devo ammettere che la scelta è stata dura: l’ultimo film di
Heath Ledger,il quale, morto prima della fine delle riprese, fu sostituito dai
suoi amici altrettanto avvenenti e famosi Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell, oppure il film vincitore di
quattro premi Oscar nel 2011?
Il film narra la storia del principe Albert
d’Inghilterra che riuscì a superare il
suo problema di balbuzie grazie all’aiuto di un logopedista dai metodi
bizzarri, diventando così re Giorgio VI.
La trama è molto semplice e i personaggi sono pochi,ma peculiari
ed importanti. Tutto ruota attorno alla figura del protagonista, il cui
carattere viene man mano tratteggiato
sia attraverso i dialoghi che attraverso
semplici gesti, come il suo fumare in modo compulsivo. Per mezzo del
rapporto che viene a crearsi tra il principe “Bertie” e l’esperto in terapia
del linguaggio Lionel Logue, veniamo a conoscenza di tutta la sfera interiore
del protagonista e capiamo così che il suo difetto nel parlare è frutto di una
repressione attuata sulla sua personalità fin dall’infanzia: egli infatti è sempre
stato corretto in tutto,dalle gambe a “x”,alla mano con cui scrivere, ed ha
sempre subito la figura molto autoritaria del re suo padre. Ed è così che
quando suo fratello,re Edoardo VIII, abdica per sposare l’americana
pluridivorziata Wallis Simpson (storia questa che fa da soggetto ad un altro
celebre film dal titolo “W.E.”,diretto dalla popstar Madonna! ),il popolo
inizialmente è scontento poiché non vede in Albert le qualità di un capo,essendosi
lui sempre mostrato come una persona fragile,insicura e timorosa. Ma il logopedista
Logue capisce subito che dietro quella fragilità si nasconde una grande umiltà
e dietro la paura il coraggio,tutte caratteristiche queste degne di un sovrano.
Così aiuta il principe balbuziente a tirar fuori la grinta e con essa la voce e
quando questi,col nuovo nome di Giorgio VI,si ritrova a dover pronunciare il
discorso alla nazione in occasione della dichiarazione di guerra alla Germania
del 1939,Logue gli è ancora accanto e lo vede diventare a tutti gli effetti un
leader,ovvero una persona che affronta i propri limiti per il bene comune.
La storia è molto toccante,ma, come dicevo, il film si basa
più sulla caratterizzazione dei personaggi che sulla vicenda in sè. Oltre al
protagonista,ricoprono un ruolo fondamentale anche la moglie di lui, Elizabeth
(meglio conosciuta da noi come la “regina madre”,sempre al fianco della figlia,l’attuale
regina Elisabetta II salita al trono dopo la morte di suo padre Giorgio VI,
appunto!) e il terapista Lionel Logue. La prima è una donna forte e
determinata,ma anche molto innamorata del marito,tanto da sostenerlo nella sua
battaglia contro la balbuzie e perfino nella sua ascesa al trono,sebbene ella
lasci intendere di non aver mai desiderato vivere una vita da regina. Il
secondo è invece un attore fallito di origini australiane il quale si è
reinventato nel ruolo di terapeuta esperto in problemi del linguaggio dopo essersi
costruito una lunga esperienza con i reduci di guerra. Egli non è dunque un
vero medico,ma si dimostra un abile conoscitore dell’animo umano,cosa che molto
probabilmente gli deriva dal suo amore per la letteratura ed in particolare per
i testi di Shakespeare che conosce a memoria.
Un altro punto forte del film è sicuramente lo splendido
cast: primo fra tutti Colin Firth, vincitore per il ruolo di re Giorgio VI di
un Golden Globe e di un Oscar,entrambi premi meritatissimi visto che non deve
essere facile simulare la balbuzie e allo stesso tempo esprimere con un solo
sguardo i tormenti interiori del personaggio. Helena Bonham Carter è invece l’interprete
della moglie del principe,Elizabeth,un ruolo decisamente diverso da quelli in
cui siamo abituati a vedere l’attrice,alla quale di solito vengono assegnati
personaggi particolarmente eccentrici. Devo dire però che è riuscita a rendere
perfettamente l’idea di una donna decisa,ma allo stesso tempo dalle maniere garbate
e delicate. Anche Geoffrey Rush se la cava egregiamente nei panni di Lionel
Logue,il cui viso indurito dai fallimenti della vita,cela un personaggio pieno
di ardore e di sensibilità.
E ancora, ho apprezzato molto del film la ricostruzione del
periodo storico in cui è ambientato,soprattutto attraverso l’importanza data ai
discorsi radiofonici dei sovrani,come a sottolineare il ruolo fondamentale che
ha avuto in quegli anni la diffusione dei primi mezzi di comunicazione di
massa,cosa che però non ha agevolato le già grandi difficoltà di un re
balbuziente.
Come avrete quindi notato,questa volta non ho nessuna
considerazione negativa da fare e ciò vuol dire che “Il discorso del re” è
secondo me davvero un ottimo prodotto cinematografico,meritevole di tutti i
premi vinti poiché ha tutto quello che si può desiderare in un film: offre
spunti di riflessione,personaggi ben descritti e ben interpretati. Promosso!
Non ho ancora visto Parnassus (anche se adoro Terry Gilliam) ma Il discorso del re è uno dei più bei film mai girati negli ultimi anni!
RispondiEliminaComplimenti per il blog, diventerò tua lettrice ^^
Grazie per essere passata! Sarei davvero onorata di averti come mia lettrice! :)
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